Cenni Storici
Ultima modifica 6 dicembre 2023
Storia
Platania sorge a 750 m. sull’estremo lembo di uno dei contrafforti del massiccio silano, che, aprendosi a ventaglio, degradano dolcemente verso la pianura lametina ed il golfo di S. Eufemia.
Il nome di Platania, bel toponimo d’origine greca, compare per la prima volta nei Registri della Cancelleria Angioina relativi agli anni 1269 - 1270, nei quali si trovano menzionati i Casali di Platania, appartenuti in precedenza ad un certo Gregorio di Romania e passati, quindi, con l’arrivo degli Angioini ad un nobile, Egidio d’ Apard, di evidente origine francese.
L’ irreparabile, quasi totale, perdita dei Registri citati, in conseguenza delle tragiche vicende della seconda guerra mondiale, non consente di seguire e documentare la storia successiva di detti Casali, di cui si perdono nei secoli successivi tracce e documenti di ogni genere.
Resta soltanto il fatto che il nostro Comune, all’ atto della sua costituzione nel 1811, riprende quel nome antico, sopravvissuto forse per un’ atavica reminiscenza, ben conservata sul posto, mentre un altro nome era comparso ed altre vicende si erano svolte in quello stesso posto tra la seconda metà del XVII ed il primo decennio del XIX secolo.
Monsignor Francesco Tansi, vescovo di Nicastro dal 1680 al 1692, nella sua relazione ad limina Apostolorum del 28 febbraio 1685 annota, ad esempio: "Da pochi anni si sono aggiunti due nuovi centri rurali e cioè Petrania e S. Pietro Apostolo" ed attesta, così, per primo, allo stato attuale delle nostre conoscenze, l’esistenza di un villaggio denominato Petrania, alla data appena indicata.
Di Petrania, come già esistente, fa cenno anche il documento redatto dal notaio Ignazio Giovannetti e datato 16 giugno 1686, con il quale viene sancita la nascita del Casale Nuovo di S. Angelo, per concessione di Luigi d’ Aquino, principe di Castiglione a tredici famiglie di massari e coloni provenienti da Nicastro e dal suo distretto.
E’ appena il caso di notare che il nome Petrania è di evidente origine greca ed il suo significato (nuova Petra) fa si che questo villaggio possa in qualche modo essere collegato con l’agglomerato rurale di Pietra che sorge nelle vicinanze e le cui origini risalgono alla seconda metà del XVI secolo.
Negli anni che vanno dal 1680 al 1686, esistono, dunque, a breve distanza l’uno dall’ altro due villaggi che padre Giovanni Fiore da Cropani nella sua " Calabria Illustrata" del 1691 nomina come Petrania e S. Angelo, lodando il primo "per la preziosità dei semplici
che ivi crescono" e notando che il secondo "va crescendo di gente per essere edificato da pochi anni in qua
Anche Tommaso Aceti nelle sue "Annotazioni al Barrio" del 1737 nomina i due villaggi di Petranium ed Angelum, mentre già dalla relazione ad limina Apostolorum, redatta da monsignor Paolino Pace, vescovo di Nicastro, nel luglio del 1769, si evince chiaramente che il villaggio di S. Angelo ha assunto il nome di Petrania e che a valle di questo si trova Petrania vecchia, nota per la chiesetta della Madonna del Riparo, legata alle origini del primo villaggio, ormai disabitato e fatiscente.
Lo stesso monsignor Paolino Pace, nella relazione appena citata, annota ancora che alla data della sua visita, svoltasi dal 12 al 15 luglio del 1769, gli abitanti sono 902, che la parrocchia di S. Michele Arcangelo è stata istituita dal vescovo monsignor Nicola Cyrillo nel 1706, che la chiesa parrocchiale (a tre navate ed a croce latina), i cui lavori risultavano interrotti dal 1763 è ancora alla data del 15 luglio 1769 in corso di costruzione e sarà completata, infatti, quanto all’ opera muraria nel 1776. Occorreranno, invece, ancora altri cinquant’ anni perché la chiesa parrocchiale venga completata anche nel suo corredo iconografico; ce lo documentano le date riprodotte accanto agli affreschi di pregevole fattura che adornano le vele della cupola della navata centrale e la cupoletta della navata destra, tali date riportano, infatti, tutti gli affreschi citati ai primi due decenni del XIX secolo.
Lo storico vibonese Francesco Adilardi c’informa, a sua volta, che il villaggio di Petrania "si onora delle sue chiese, S. Michele Arcangelo (parrocchiale), Purgatorio e Beata Vergine del Riparo", ma non ricorda la chiesa dell’ Immacolata che, iniziata ad opera dell’ omonima confraternita nel 1801, non era stata forse ancora completata. Lo stesso storico, scrivendo nel 1838, ci dà notizia che nel 1804 il popolo di Petrania giungeva a circa 1500 abitanti, i quali nell’ anno in cui scriveva la sua Storia, il 1838, appunto, erano diventati 2455. Le vicende storiche del nostro Paese hanno interessato Platania in maniera certamente marginale, ma non per questo motivo trascurabile, almeno per la nostra gente.
Un dispaccio del generale francese Verdier ci informa, ad esempio, che nel marzo del 1806 nelle immediate vicinanze del villaggio di Petrania un battaglione del VI reggimento francese al comando del colonnello Doufour si scontrò con gli insorti anti francesi disperdendoli, e che il paese stesso divenne un vero e proprio campo di battaglia.
Intanto il villaggio di Petrania, come ci documenta l’atto di divisione delle terre demaniali, che porta la data dell’ 8 settembre 1811, assurge a Comune autonomo ed assume il nome di Platania.
Gli abitanti del nuovo Comune che, la tradizione presenta come ribelli alle angherie "feudali" del principe d’Aquino di Castiglione, quasi a conferma della loro indole libertaria, ospitano in paese, negli anni immediatamente seguenti una "vendita" carbonara e si distinguono per il loro attivismo patriottico se, come attesta il filosofo Francesco Fiorentino nell’ elogio funebre del generale Francesco Stocco, proprio a Platania si tenne una, almeno, delle riunioni dei capi della rivolta che si concluse tragicamente il 27 giugno 1848 con il sanguinoso scontro presso il fiume Angitola tra le truppe borboniche, guidate dal generale Nunziante, e gli insorti, guidati appunto da Francesco Stocco.
I capi della rivolta, fra cui i platanesi, Sacerdote Domenico Cimino, Emanuele Nicolazzo, Domenico Calabria e Gregorio De Fazio, arrestati e processati, furono tra il 1850 ed il 1852 condannati a non meno di 25 anni di ferri dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro. I condannati scontarono al massimo 10 anni di ferri nelle isole di Procida e di Ventotene, poi, alcuni vennero graziati, altri come Emanuele Nicolazzo evasero, altri furono liberati dai Mille e si aggregarono alla spedizione di Garibaldi. Emanuele Nicolazzo, ad esempio, si arruolò con il grado di tenente insieme con altri 25 volontari platanesi e per il suo valore arrivò ad ottenere il grado di capitano. Il Sacerdote Domenico Cimino, invece, non giunse a rivedere la libertà, in quanto morì in ospedale nel 1858, prima di poter essere liberato.
Ad onore dei platanesi e come prova del loro spirito patriottico c e da aggiungere che i due paesi di Decollatura e Platania contribuirono alla prima sottoscrizione per la causa nazionale, curata dal generale Stocco, con la considerevole somma di 1315 ducati.
Gli abitanti di Platania intanto crebbero di numero, portandosi dai 2700 del 1861 ai 3362 del 1901, distinguendosi per ingegno e laboriosità, mettendo a frutto tutte le terre coltivabili ed altre mettendone a coltura dopo averle disboscate; la coltura del baco da seta nello stesso periodo giunse ad essere praticata quasi in ogni famiglia, dando vita ad un fiorente artigianato, basato essenzialmente sulla lavorazione della seta.
Certamente l’incremento demografico dovette essere notevole nei primi 50 anni dopo l’unità, se il flusso migratorio, iniziato sul finire del XIX secolo, non incise più di tanto sulla crescita della popolazione, la quale nel 1961, ad un secolo esatto dall’ unità, raggiunse i 4161 abitanti.
Tra gli anni 50 e 60 del nostro secolo l’emigrazione riprese in maniera più massiccia, riducendo notevolmente il numero degli
abitanti che oggi anche a causa della diminuzione delle nascite, toccano a stento le tremila unità.
Va tuttavia notato, ancora, che il nostro paese aveva pagato il suo generoso tributo di sangue alla patria nei due conflitti mondiali e, se negli anni trenta aveva potuto finalmente avere l’elettricità in molte case e nelle principali vie pubbliche, il suo primo edificio scolastico ed il municipio, soltanto nel secondo dopo guerra, anche grazie alle rimesse dei suoi numerosi emigranti, e soprattutto negli anni del cosiddetto boom economico ha conosciuto un notevole sviluppo sia economico che sociale e culturale.